I miei cani

Questi sono i miei cinque amici pelosi, più una che vive ancora dentro di me...

Smilla

Smilla
ciao piccola stella!

Always

Always
Grande labradorina!

Watt

Watt
Il mio boxer fantastico

Sbiru

Sbiru
Buffa, intelligentissima amica

Quidditch

Quidditch
Il principe

Tomina

Tomina
Piccola peste

LO STATUS SOCIALE

adattato da: SE LE PREGHIERE DEI CANI FOSSERO ASCOLTATE - di Suzanne Clothier


Quando si parla di leadership si fa spesso riferimento all’osservazione dell’interazione tra i vari soggetti nei branchi di lupi. Si è osservato che in natura l’ordine gerarchico non è assoluto ma dipende dalle situazioni in quanto la sua finalità è quella dell’utilità reciproca.

Si è anche osservato che il comportamento dei lupi in cattività, e di tutte le specie sociali in cattività compreso l’uomo, è delineato in maniera più rigida rispetto a quello tenuto in natura: ogni animale sociale ricerca il suo status in relazione al suo branco, e cerca anche di indovinare a quali regole deve obbedire e nei confronti di chi egli può stabilire delle regole.

I cani imparano che è sciocco, e talvolta anche doloroso, dare fastidio o sfidare chi è più potente ma comprendono anche che è possibile e non rischioso prendersi maggiori libertà con qualcuno con status inferiore o anche semplicemente ignorarlo.

Sapendo che i nostri cani hanno bisogno di una precisa indicazione del loro status relativo, dobbiamo rispettarli e offrirgli una leadership: la leadership non è un pugno serrato ma una mano che guida.

Senza una leadership chiara e coerente, i cani fanno quello che devono fare: il meglio che possono e in modo che vada bene a loro. In tutte le interazioni con la famiglia, con gli altri cani e le persone che incontrano, i cani ricevono risposte alle loro domande su chi veramente comanda e ne tengono conto. Il rispetto che essi ci accordano è esattamente quello che ci siamo guadagnati in base a ciò che ogni canide si aspetta in un’interazione sociale.

Avere un cane che crede di essere l’animale con lo status più alto nella famiglia può essere un grave problema. Egli crederà di avere il diritto di stabilire le regole su come gli altri si devono comportare e crederà di aver il diritto di farle valere.

I cani, in generale, non vogliono essere in conflitto con noi. Di solito essi ci forniscono un accurato feedback circa la nostra leadership. Se portiamo il cane a credere di essere il capo, allora lo è.

Il problema quindi non è tanto il cane che ha bisogno di essere fatto “scendere di rango”, sono le persone che hanno bisogno di imparare ad agire come qualcuno che valga la pena di ascoltare.

L’ENFASI E’ SULL’ESTREMITA’ SBAGLIATA DEL GUINZAGLIO

Giorno dopo giorno i cani ci ricordano la verità che, per ottenere rispetto, si deve agire in modo da guadagnarselo.

Come si fa quindi a sapere se il cane è semplicemente amato e assecondato ma non pericolosamente male informato circa il suo status? Per capire come il cane ci vede basta rispondere ad una semplice domanda: quando c’è un conflitto (tra noi e il cane o all’esterno della relazione) il cane accetta le nostre direttive e il nostro controllo sul suo comportamento?

Quel che conta è la disponibilità del cane ad accettare le nostre direttive quando lui considera la situazione importante, in altre parole, quando il protocollo canino dice che il membro con lo status più alto dovrebbe prendere una decisione. In questi momenti importanti, il cane ha disperatamente bisogno di una chiara guida e di una leadership.

Per poter affermare la propria leadership sono indispensabili alcuni fattori:

1) CONTROLLO DELLE RISORSE come cibo, giochi, cose da masticare, bocconcini, acqua e l’aspettativa di una di queste, attenzione, libero accesso agli spazi, zone dove dormire, libertà, isolamento, posti in alto, vicinanza ad una persona o a una attività, una posizione particolare vicino a porte, cancelli e recinti (e così via)

Il problema con i cani e con le risorse non è l’accesso alle cose che per lui sono piacevoli e divertenti ma è comprendere obiettivamente se il padrone ha libero e incontestato accesso a tutto ciò che per il cane è una risorsa. Quando un cane comincia a stabilire delle regole sulle risorse, questo è un segno lampante che la leadership ha delle carenze da qualche parte.

Mentre un alto status si può capire dal controllo o dall’accesso alle risorse e dalle attività di leadership, proteggere il cibo o altri possessi è una storia leggermente diversa. In questi casi è importante capire le leggi dei cani per non commettere errori gravi di interpretazione. Il possesso è una delle leggi più rispettate della società canina: non importa se il cane ha un rango basso, se ha qualcosa in bocca o nelle sue immediate vicinanze, ha il diritto di difenderla se vuole. Più alto è lo staus del cane, più ampia è la zona attorno a lui che costituisce la vicinanza mentre i cani di rango più basso a volte devono tenere l’oggetto direttamente sotto il mento o in bocca affinché venga riconosciuto come in loro possesso.

Parlando in generale, c’è una relazione inversa tra la distanza alla quale il cane sente il bisogno di proteggere il possesso e il suo livello di sicurezza di sé. Un cane molto sicuro potrebbe non guardarvi quando gli passate accanto mentre sta rosicchiando il suo osso; un cane meno sicuro invece potrebbe cominciare a ringhiare ansioso nel momento in cui entrate nella stanza o guardate nella sua direzione.

Capire che, nel mondo dei cani, il possesso è nove decimi della legge, ci porta a scegliere un approccio diverso quando insegniamo al cane a lasciare volontariamente qualsiasi cosa che è in suo possesso. L’approccio più semplice è insegnare al cane che lasciare volontariamente qualsiasi oggetto a noi è positivo e anche vantaggioso dal momento che chiediamo sistematicamente di scambiare quello che ha in bocca con qualcosa di molto appetitoso che abbiamo in mano, salvo poi restituirglielo subito dopo.

Mentre l’accesso indiscusso alle risorse è la chiave della leadership, ci dobbiamo anche ricordare che dal punto di vista del cane anche un cucciolino ha il diritto di tenere quello che è effettivamente nella sua bocca.

2) - CONTROLLO DEL COMPORTAMENTO

II conflitto tra uomo e cane avviene quando non ci rendiamo conto che quelli che noi consideriamo atti affettivi per prenderci cura dell’animale sono considerati da lui come deferenza nei suoi confronti e accettazione che è lui a controllare le risorse.

Ci si può guadagnare il rispetto del cane mettendo in chiaro che le risorse di valore gli arrivano attraverso noi e solo dopo che egli avrà messo in atto comportamenti (su nostra richiesta) atti ad ottenerle (rinforzo). In qualsiasi relazione, guadagnarsi la cooperazione volontaria evita qualsiasi sfida di status.

Minacciare lo status di un cane non risolve il problema alla base, che deve essere affrontato in maniera più completa senza nessun confronto fisico e nessuna sfida al suo status.

3) - L’INTERVENTO PROATTIVO

Questa componente è essenziale per come il cane percepisce la sua sicurezza, sia all’interno del gruppo familiare che nel contesto più ampio del mondo. Essa consiste nell’essere pronti e all’erta a rispondere ad ogni potenziale minaccia verso coloro di cui siamo i leader.

Purtroppo a molti cani manca questo intervento protettivo di una leadership attenta. Infatti alcuni cani cominciano a stabilire delle zone di sicurezza molto larghe, intorno a loro, e in assenza di una chiara leadership che offra un intervento proattivo, questi cani “aggressivi” spesso sentono di non avere altra scelta all’infuori di difendersi da soli. Per questo spesso vengono anche puniti duramente dalla stessa persona che dovrebbe fornire loro protezione, ossia l’intervento proattivo della leadership.

Per i cani che hanno problemi con chi entra nel loro spazio (cani e/o persone) il semplice atto del conduttore di mettersi in mezzo è molto importante. Questo gesto significa “vedo la minaccia e ti proteggo”. Il cane vede nelle nostre azioni l’assicurazione che siamo disposti ad agire come dovrebbe agire un leader e che solleva l’animale dal bisogno di difendersi da solo.

Un altro aspetto dell’intervento proattivo implica l’attenuazione dei conflitti. La leadership richiede che rimaniamo attenti alle interazioni tra i membri del nostro branco e, se lo riteniamo necessario, mettere fine a un confronto che sta nascendo.

Come i cani fanno con gli altri cani, i leader umani dovrebbero imparare a leggere i segni minimi che indicano che i problemi stanno venendo alla luce e intervenire preventivamente.

Controllare il contatto visivo, anche se c’è una grande distanza, perché potrebbe essere la causa scatenante di una baruffa. I cani annoiati qualche volta s’intrattengono facendo giochi mentali e usano soltanto il contatto visivo per provocare altri cani e sono in grado di scegliere le loro vittime con grande successo. Non scelgono i cani o le persone sicure di sé, prendono di mira gli insicuri, gli immaturi o chi è spaventato e quindi hanno la garanzia di una risposta positiva alla loro provocazione.

I cani, a meno che non siano coinvolti in un gioco o stiano subendo una minaccia, non mantengono il contatto visivo: una corretta leadership comprende il controllo di cosa i nostri animali stanno guardando, per essere sicuri di non ritrovarci in una situazione dove i cani fissano in maniera maleducata.

CONCLUSIONI

I cani credono che una leadership inadeguata o mutevole significhi che qualcosa non funziona. Se un leader invecchia, diventa incompetente, debole o in qualche modo disabile, lo sviluppo della società canina richiede che il ruolo di leader venga ricoperto da qualcuno più qualificato e più disposto ad accollarsi il lavoro.

Possiamo riempirci la testa di teorie ma i nostri cani sono impressionati solo dalle azioni. Di momento in momento, anche nella più piccola delle nostre azioni, i nostri cani leggeranno la risposta alle domande della loro vita: “chi è in carica?” “quali sono le regole?” “qual è il mio posto?”. In ogni momento noi, volenti o nolenti, offriamo delle risposte.


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